Immaginate per un attimo di essere un lavoratore disoccupato, e immaginate magari di non avere più quell’età tale da risultare accattivanti per il mercato del lavoro o le competenze adatte. Probabilmente non vi dareste molte possibilità, considerando anche la competizione spietata che c’è al giorno d’oggi.

Ma un modo per ovviare all’incremento della disoccupazione c’è, e ce lo prospetta proprio il famoso Jobs Act, la riforma del lavoro proposta da Matteo Renzi, dai più accolta ma anche molto criticata, con la fase due che entrerà in vigore da Novembre 2016.

Ebbene con questa manovra sono previste delle novità per i lavoratori disoccupati. Perché a prescindere dall’età, dal sesso, dalla formazione, dalle esperienze lavorative pregresse, dalla durata della disoccupazione, un algoritmo matematico calcolerà l’ammontare del bonus destinato ai centri dell’impiego pubblici e alle agenzie, per il lavoro per il reintegro o l’assunzione a tempo indeterminato di questi lavoratori. Anzi, più il caso in questione è particolare nella sua gravità, più lieviterà questo bonus, che potrà arrivare ad un massimo di 5.000 euro.

Adesso invece immaginate di essere un giovane alla fine di un ciclo di studi, dovete cominciare a respirare l’aria del lavoro, magari cominciate ad inviare curricula senza ricevere risposte e a sottoporvi a colloqui impossibili e dagli esiti discutibili.

Ci saranno novità anche per quei giovani che, una volta fuori dall’ambiente universitario, si apprestano a svolgere esperienze di stage o tirocinio. Infatti se le aziende finora potevano usufruire di sgravi fiscali fino a 3.250 euro per due anni, tramite l’assunzione a tempo indeterminato di chiunque, a partire da Gennaio 2017 beneficeranno solo i giovani che appunto hanno ultimato la fase di stage o apprendistato purché vengano assunti dalla stessa azienda entro e non oltre 6 mesi dal conseguimento del titolo di studio. Lo sgravio in questo caso sarà valido per 3 anni. Tutto ciò è funzionale a diminuire i tempi di inattività del ragazzo e quindi propedeutico a introdurlo più rapidamente nel mondo del lavoro.

Queste alcune delle novità apportate dalla nuova fase del Jobs Act, che si pone come obiettivo l’aumento dell’occupazione a scapito dell’incremento della disoccupazione, dello stallo delle assunzioni, e delle modalità contrattuali come i buoni lavoro, conosciuti come voucher, destinati alla retribuzione del lavoro accessorio.

Per quanto riguarda i numeri, solo i licenziamenti “per giusta causa” (derivanti dalla famosa riforma dell’articolo 18) sono stati 10.207 in più rispetto al 2015, che tradotto in numeri corrisponde a 46.255 tra gennaio e agosto del 2016.

La considerazione che sorge spontanea è se in un mercato del lavoro così saturo e non del tutto capace di assorbire le risorse presenti, queste riforme possano veramente fare la differenza o essere solo un palliativo, un vano escamotage per limitare la classica “fuga di cervelli”. Per il momento possiamo solo aspettare e osservare.

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