L’anno prossimo sarà caratterizzato da importanti eventi che potranno impattare in maniera forte sui mercati finanziari. Ecco cosa tenere d’occhio e come muoversi.

Con l’approssimarsi della fine dell’anno arriva il tempo dei bilanci e soprattutto delle previsioni. Sapere cosa succederà esattamente sui mercati finanziari nel 2019 è impossibile. Nessuno ha la magica sfera di cristallo, e, come ci ha insegnato il passato, l’imprevisto è dietro l’angolo. Tuttavia, si possono tracciare delle linee guida per orientarsi nel mare magnum degli investimenti, guardando ai quei macro eventi che caratterizzeranno i prossimi mesi e che potranno avere forti ripercussioni sui mercati finanziari internazionali.

Il braccio di ferro tra Italia ed Europa

Una questione che rimarrà calda e influenzerà le Borse europee, soprattutto Piazza Affari, nella prima parte del nuovo anno sarà la Manovra 2019 dell’Italia e il braccio di ferro intrapreso con l’Unione europea. La bocciatura del piano di budget italiano da parte della Commissione europea, accompagnata dalla raccomandazione di avviare una procedura per deficit eccessivo, è stato solo il primo passo di un percorso che durerà molti mesi. La prima data clou da segnarsi in agenda è quella del 22 gennaio, quando si riunirà l’Ecofin per decidere se avviare ufficialmente la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, che avrà fino a sei mesi di tempo per correggere i conti prima che scattino le sanzioni. Le future mosse di Roma e Bruxelles si rifletteranno inevitabilmente sullo spread tra Btp e Bund (il differenziale di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi) e quindi sulle banche italiane e sul listino milanese. Al di là dell’esito delle trattative, che potrebbero sfociare presumibilmente in un accordo, i mercati finanziari si dovranno confrontare con le misure previste nella legge di bilancio e che verranno applicate nel corso del 2019.

Lo spettro di una no-deal Brexit

Un’altra incognita che condizionerà i mercati finanziari è rappresentata dalla Brexit, che scatterà ufficialmente il prossimo 29 marzo. L’uscita di un paese dall’Unione europea rappresenta un evento unico finora che avrà ripercussioni sulle relazioni commerciali, industriali e politiche. Il divorzio potrebbe però essere molto doloroso, soprattutto per la Gran Bretagna, nel caso in cui esca dal mercato unico senza un accordo con Bruxelles. Secondo la Bank of England, lo scenario di un no-deal e quindi di un’uscita “disordinata” causerà una contrazione del Pil inglese dell’8 per cento soltanto nel 2019 per poi registrare una perdita massima pari al 10,5% al 2023. Scenari da incubo che il governatore della Banca centrale britannica, Mark Carney, ha definito come la peggiore crisi dopo la Seconda Guerra mondiale. Una batosta che colpirà anche la sterlina, con un possibile deprezzamento a doppia cifra nei confronti delle altre principali valute.

 

Elezioni europee mai così importanti per i mercati finanziari

Nel 2019 si terranno le elezioni del Parlamento europeo. Un appuntamento che non ha mai rivestito particolare importanza per i mercati finanziari, ma che questa volta sarà invece fondamentale, in quanto definirà il futuro dell’Unione europea in una fase particolarmente delicata. Tra la Brexit, il protezionismo di Donald Trump e soprattutto i crescenti movimenti anti-sistema e anti-europa, il Vecchio continente sta affrontando sfide senza precedenti. Ecco allora che il voto europeo potrebbe rappresentare un momento cruciale per il futuro dell’Ue, delineando nuove regole e centri di potere. Le elezioni europee, che si terranno fra il 23 e il 26 maggio 2019, riguardano i 27 stati membri dell’Unione Europea, con l’esclusione per la prima volta della Gran Bretagna (dopo la Brexit).

mercati finanziari

La BCE si prepara al dopo-Draghi

L’autunno 2019 sarà particolarmente caldo per la Banca centrale europea (BCE). Il prossimo ottobre infatti scadrà il mandato di Mario Draghi, che è in carica come governatore dal 2011. Si tratta di un passaggio delicato e importante, in quanto la figura del governatore dà un’impronta personale alla politica monetaria della Bce. Proprio adesso che il piano di Quantitative Easing si avvia alla conclusione (a dicembre 2018) e si intraprende il percorso di normalizzazione.  Per il momento il candidato favorito per sostituire Draghi è Jens Weidmann, attuale presidente della Banca Centrale tedesca ed ex consigliere economico della cancelliera tedesca Angela Merkel. Probabile che la scelta venga però influenzata da equilibri politici.

Stretta monetaria della Fed in stand-by?

Rimanendo in tema di banche centrali, non si può ignorare la politica monetaria della Federal Reserve, che ha ripercussioni su tutti i mercati internazionali. La banca centrale americana ha implementato quest’anno la stretta monetaria, che potrebbe però mettersi in pausa l’anno prossimo. Già diversi esperti hanno ridotto il numero dei rialzi dei tassi previsti per il 2019, dopo che il presidente della Fed, Jerome Powell, ha usato toni più accomodanti rispetto al recente passato. La possibilità di una pausa nei rialzi da parte della Fed l’anno prossimo dipenderà però molto dallo stato di salute dell’economia americana. Massima attenzione dunque all’evolversi del quadro economico e ai dati in arrivo nei prossimi mesi.

Il rischio dazi sulla crescita economica

Una cosa che sembra certa nel 2019 è proprio il rallentamento economico globale, in scia alla decelerazione della Cina e a una minore forza dell’Europa. Dalle agenzie di rating alle istituzioni internazionali e agli uffici di statistica, sembrano essere tutti concordi che l’anno prossimo l’economia globale crescerà a un ritmo più lento del 2018 e più lento di quello previsto solo qualche mese fa. A pesare saranno le politiche meno espansive delle banche centrali di Stati Uniti ed Eurozona ma anche il protezionismo di Donald Trump nei confronti dei suoi principali partner commerciali, in primis la Cina. Un’eventuale escalation della guerra commerciale tra Washington e Pechino potrebbe coinvolgere anche il Giappone e l’Europa, con una battaglia a colpi di dazi che potrebbe essere rovinosa. I settori più in pericolo, e che dunque potrebbero essere più penalizzati sui mercati finanziari, sarebbero il tecnologico e l’automobilistico.

Quindi, che fare?

Tra un contesto economico più debole, banche centrali meno accomodanti e svariate incognite politiche e commerciali ancora irrisolte, la maggior parte degli esperti è concorde nel suggerire di adottare per l’anno prossimo un atteggiamento vigile nei confronti dei mercati finanziari. O, se vogliamo, cautamente ottimista, qualora gli interrogativi che caratterizzano il 2019 dovessero trovare una risposta meno dolorosa e negativa del previsto. Potrebbe darsi infatti che nessuno dei rischi si concretizzi effettivamente, ma anzi si trovi l’accordo di uscita per la Brexit, Italia e Bruxelles raggiungano un’intesa sul bilancio e Stati Uniti e Cina firmino una tregua commerciale. Si tratterebbe di uno scenario molto più speranzoso che rafforzerebbe la fiducia. E allora il suggerimento per il 2019 è sperare il meglio, ma prepararsi al peggio.

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