Seppur ancora di nicchia, la soluzione dell’Impact Investing sta riscuotendo crescente interesse, tanto da essere considerata tra le prossime frontiere della finanza sostenibile.   

“Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”. Il famoso effetto farfalla teorizzato da Edward Lorenz calza a pennello per immaginare come anche le scelte di investimento possano avere un impatto concreto su ambiti apparentemente lontani. E proprio su questo concetto si basa l’Impact Investing, una strategia di investimento sostenibile che tra i suoi obiettivi ha quello di creare effetti positivi sulla società e l’ambiente.

Cosa si intende per Impact Investing?

Secondo la definizione del Global Impact Investing Network (GIIN), l’organizzazione di riferimento a livello internazionale, l’Impact Investing è un’ampia gamma di investimenti che oltre a generare un ritorno economico è in grado di produrre un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile.

La letteratura finanziaria individua quattro caratteristiche principali che distinguono e identificano questa tipologia di investimento:

  • l’intenzionalità dell’investitore di generare un impatto positivo su società e ambiente;
  • il rendimento finanziario atteso, che può variare a seconda degli obiettivi dell’investitore ma deve prevedere almeno il rientro del capitale investito (è quindi esclusa la beneficienza);
  • l’eterogeneità dei rendimenti, abbracciando ambiti apparentemente distanti tra loro (come ad esempio finanza, relazioni, ambiente e benessere);
  • la misurabilità dell’impatto sociale e ambientale.

Gli ambiti più comuni in cui l’Impact Investing trova applicazione sono la microfinanza e il social housing (l’edilizia abitativa sociale). Gli strumenti più diffusi al momento sono fondi di investimento, obbligazioni verdi, social bond e crowdfunding (raccolta di fondi per finanziare il progetto di persone e/o organizzazioni).

IMPACT INVEST - INFOGRAFICA

 

 

Quel passo in più nella finanza sostenibile

Delineati i suoi tratti caratteristici, si intuisce come l’Impact Investing rientri a pieno titolo nella finanza sostenibile ma in maniera del tutto diversa. La sua strategia di investimento infatti non segue soltanto criteri di selezione socialmente responsabili con l’intento di ridurre gli effetti negativi sulla collettività, ma si prefigge di creare nuovi impatti positivi e quindi generare un cambiamento diretto e concreto sulla società e l’ambiente. Insomma, l’Impact Investing potrebbe essere collocato a metà strada tra la ricerca esclusiva di rendimento e la filantropia. Tant’è vero che i Sustainable Development Goals, gli obiettivi fissati dalle Organizzazioni delle Nazioni Unite per il futuro dello sviluppo internazionale, sono spesso utilizzati come riferimento nel formulare la strategia di investimento.

L’impatto è anche sul portafoglio

Se l’effetto positivo su società e ambiente deve essere un must per questa tipologia di investimento, anche l’impatto sul portafoglio non deve mancare. L’Impact Investing ha, per definizione, la potenzialità di creare un rendimento finanziario, il cosiddetto “alpha”. Secondo una recente ricerca The Alpha in Impact, condotta da Tideline e Impact Capital Manager, l’investimento a impatto raggiunge un valore finanziario interessante. Qualche esempio? Quello dell’investimento in private equity e venture capital in India, che ha riportato in media nel 2017 un ritorno dell’11%.

Impact Investing: un fenomeno di nicchia ma in forte crescita

Seppur ancora poco diffuso, l’Impact Investing sta crescendo a ritmi estremamente vivaci negli ultimi anni in Europa. Lo dimostrano i numeri raccolti nell’edizione 2016 dello Studio Eurosif. Nel biennio 2013-2015 gli asset gestiti con la finanza a impatto sono passati da 20 a 98 miliardi di euro segnando un balzo del +385%. Si tratta della crescita più dinamica a livello europeo tra le strategie di finanza sostenibile. I progressi più significativi si vedono nel mercato olandese, ma anche in Italia aumentano le masse a cui si applica questo approccio (da 2 a 2,9 miliardi).

La crescita dell’Impact Investing è confermata anche dal più recente rapporto Annual Impact Investor Survey 2018 del GIIN. Dall’ultimo sondaggio emerge infatti che le masse gestite operando con obiettivi a impatto si aggirano sui 228 miliardi di dollari a livello internazionale (dai 114 miliardi dell’anno prima) e nel solo 2017 sono stati fatti nuovi investimenti per 35 miliardi di dollari in oltre 11.000 progetti.

L’evoluzione futura

L’Impact Investing è un settore in forte espansione e sta riscuotendo un crescente interesse da parte di gestori e investitori. Tuttavia, persistono alcune problematiche che devono essere risolte per far sì che da fenomeno di nicchia diventi una reale opportunità di investimento. Tra gli aspetti critici, la scarsa liquidità e la mancanza di definizioni comuni e condivise fra gli attori. Non solo. Implementare e gestire un portafoglio di questo tipo richiede competenze e professionalità specifiche, ancora poco sviluppate, per affrontare tutte le fasi dell’investimento (dalla ricerca, all’analisi, alla selezione e al monitoraggio del progetto). Da qui si capisce come da parte degli investitori permanga una legittima preoccupazione riguardo alla protezione e al rimborso del capitale.

Certamente, l’inserimento degli investimenti a impatto socio-ambientale nell’agenda dei lavori del G8 e la costituzione di una task force a livello nazionale (il cosiddetto National Advisory Board, che in Italia è rappresentato dalla “Social Impact Agenda per l’Italia”) sono segnali incoraggianti che possono aiutare l’Impact Investing a segnare il punto di svolta nei prossimi anni. La Social Impact Agenda per l’Italia (SIA) infatti prevede di stimolare 3 miliardi di euro di investimenti a impatto entro il 2020, grazie al coinvolgimento dei membri (qui l’elenco) pronti a cooperare a livello nazionale e internazionale per rafforzare questo nuovo ecosistema degli investimenti.

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