L’atto notarile che trasferisce la proprietà di un bene in modo gratuito può generare nel tempo delle situazioni spiacevoli. Ecco come tutelarsi

 

In Italia si fa sempre più ricorso alla donazione come forma di anticipo alla successione. Lo dimostra l’ultimo rapporto Istat, secondo cui nel giro di un anno si è registrato un aumento del 5% delle donazioni immobiliari e di circa il 10% di quelle mobiliari (dati riferiti al primo semestre del 2018). Sebbene rappresenti certamente un gesto di generosità o riconoscenza, nel tempo la donazione può generare degli intoppi o situazioni poco piacevoli per chi la riceve. Per capire quali sono i rischi è bene fare un passo indietro e innanzitutto chiarire il concetto di donazione, per poi scoprire come proteggersi da eventuali inconvenienti e godere del bene in totale serenità.

 

Cosa è la donazione?

La donazione è quell’atto con cui una persona (che viene chiamata in gergo tecnico donante) arricchisce l’altra (detta donatario) a titolo gratuito, cioè senza chiedere nulla in cambio. In parole molto semplici, la donazione è quel contratto con il quale si regala un bene mobile o immobile. Per essere valida, deve essere conclusa per atto pubblico sotto il controllo di un notaio e alla presenza di due testimoni. Poiché la donazione è una decisione irrevocabile (cioè non si può cambiare idea) e il valore del bene donato è generalmente elevato e può quindi modificare il patrimonio dei due, deve essere necessariamente regolata tramite contratto.

Per essere definita tale, deve avere inoltre due elementi essenziali:

  1. lo spirito di liberalità, vale a dire deve essere una decisione libera e spontanea
  2. l’arricchimento del donatario, ossia deve portare un beneficio materiale a chi lo riceve.

 

In che modo la donazione può diventare rischiosa?

Con il tempo, la donazione può però generare dei rischi, soprattutto per chi riceve beni immobili, come una casa o un fabbricato.

La donazione, infatti, seppur sia un contratto irrevocabile, può essere annullata in alcuni precisi casi oppure impugnata dagli eredi legittimi, se al momento della successione dovessero ritenere quel regalo ingiusto e lesivo dei loro interessi. Da qui si intuisce come la donazione lasci la porta aperta a una serie di rischi: nello specifico nel caso di un immobile, infatti, potrebbe ostacolarne la vendita oppure rendere difficile l’ottenimento di un mutuo da parte della banca.

Inoltre, la donazione può essere revocata nel caso in cui (e soltanto in questi due casi) chi ha donato cambi idea per:

  1. ingratitudine di chi riceve i beni donati (devono essere atti particolarmente gravi)
  2. sopravvenienza di figli, ossia scopre in un secondo momento di avere figli o discendenti

Quindi, anche dopo che la donazione è perfezionata e chi ha ricevuto il bene ne è diventato a tutti gli effetti il proprietario, la legge prevede queste due ipotesi in cui può diventare inefficace e un giudice può quindi emettere una sentenza di revoca.

Non solo. Oltre alla revoca, un’altra situazione che può comportare problemi riguarda una possibile impugnazione da parte degli eredi legittimi. La donazione è infatti considerata dal legislatore come un anticipo sulla successione, e quindi è soggetta a una possibile contrarietà e impugnazione nel momento in cui si apre il procedimento per l’eredità. La legge italiana riserva a coniuge, figli e altri famigliari una quota di eredità detta “legittima” alla quale non possono essere esclusi. Se un erede legittimario ritiene di essere stato privato o leso della sua quota di legittima per effetto della donazione effettuata in vita dal defunto a favore di altre persone, può chiedere l’azione di riduzione e la conseguente re-immissione della casa nel patrimonio per il calcolo dell’eredità. Questa azione, detta di restituzione, può colpire non solo chi ha ricevuto direttamente il bene in donazione, ma anche altri soggetti. Se infatti l’immobile è stato nel frattempo venduto, anche i nuovi proprietari sono obbligati a restituire il bene, così come la banca che ha erogato il mutuo.

Questo rischio di restituzione ha una durata molto lunga. In definitiva, si può stare tranquilli solo quando sono trascorsi 20 anni dalla donazione, se il donante è ancora in vita e non è stata mossa alcuna opposizione, o dopo 10 anni dalla data del decesso del donante (vale a dire chi ha donato).

 

Come proteggersi dai rischi?

Questi rischi legati alla donazione sono statisticamente poco diffusi, ma se si presentano possono rappresentare un ostacolo difficile da superare se non si è preparati. E allora come prepararsi ed evitare questi inconvenienti? Una soluzione viene fornita dalle assicurazioni. Esistono infatti diverse soluzioni che tutelano in caso di acquisto e/o finanziamento di un immobile proveniente da una donazione. In particolare, queste polizze proteggono il beneficiario della donazione, l’acquirente dell’immobile donato o la banca che ha erogato il mutuo, coprendo il danno economico che si subirebbe in caso di una revoca o di un’azione di restituzione. Solitamente, questa tipologia di assicurazione copre da questi pericoli senza limiti e scadenze temporali, con il versamento di un singolo premio alla sottoscrizione. Ovviamente prima di sottoscrivere qualsiasi contratto è opportuno leggere con attenzione le clausole per poter valutare la migliore soluzione in linea con le nostre effettive esigenze

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