Milioni di italiani non hanno ancora riscosso i premi delle polizze stipulate magari dai loro genitori, perché non sanno di esserne i beneficiari. Ecco come attivarsi per non perdere i soldi.

In Italia si contano ben 4 milioni di polizze, per un tesoretto di 145 miliardi di euro, che rischiano di non essere riscosse dai legittimi beneficiari e finire nel dimenticatoio. Semplicemente perché molto spesso gli eredi non sono a conoscenza dell’esistenza di una assicurazione vita stipulata da un loro caro, che nel frattempo è deceduto senza lasciare notizie in merito, e la Compagnia assicurativa ha difficoltà a rintracciare i legittimi beneficiari.

È il cosiddetto fenomeno delle polizze dormienti. Si tratta di assicurazioni che non sono state liquidate ai beneficiari e giacciono presso le compagnie in attesa della prescrizione, perché nessuno ha mai avanzato richiesta di riscossione. In genere riguardano polizze caso morte stipulate dall’assicurato, della cui esistenza i beneficiari o gli eredi non erano a conoscenza, ma anche di polizze di risparmio che, giunte alla scadenza, non sono state riscosse per vari motivi.

La legge dà dieci anni di tempo per ricevere la prestazione, dopodiché le compagnie assicurative devono versare le somme al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la Consap, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze.

Come risvegliare le polizze dormienti?

Per risalire a eventuali polizze sottoscritte a propria insaputa, ci sono due possibili strade da seguire, indicate dall’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass):

  1. rivolgersi all’Associazione nazionale delle imprese assicurative (Ania), che ha elaborato un servizio di ricerca delle coperture assicurative sulla vita. La richiesta può essere fatta da chi presume di essere beneficiario della polizza con apposito modulo presente sul sito.
  2. rivolgersi all’intermediario finanziario, banca o compagnia assicurativa di cui la persona deceduta era cliente chiedendo (meglio se per iscritto con un modulo predisposto dall’Ivass) informazioni sull’esistenza di polizze a proprio vantaggio.

Consigli pratici alla stipula della polizza

Il fenomeno delle polizze dormienti potrebbe essere evitato seguendo alcuni accorgimenti all’atto della stipula dell’assicurazione. Il primo consiglio, suggerito dalla stessa Ivass, è quello di indicare i beneficiari nella polizza con il proprio nominativo senza utilizzare formule generiche (come ad esempio eredi legittimi, coniuge e figli) e fornire all’impresa tutte le informazioni come l’indirizzo, il recapito telefonico e/o indirizzo e-mail, utili a rintracciarli in caso di decesso dell’assicurato.

Sarebbe anche utile informare i propri famigliari o beneficiari dell’esistenza del contratto e della compagnia con il quale è stato concluso. Ma se non si vuole che i beneficiari vengano a conoscenza in anticipo dell’esistenza della polizza, può essere utile informare una terza persona che possa attivarsi, al verificarsi dell’evento assicurato, informandone i beneficiari.

Polizze dormienti

Gli obblighi delle compagnie assicurative

Non solo i consumatori, ma anche le aziende sono state spinte ad attivarsi per arginare il problema delle polizze dormienti. Dall’indagine Ivass infatti è emerso che su 52 compagnie assicurative in Italia, solo tre hanno “procedure più strutturate” per verificare se l’assicurato è morto e liquidare la prestazione agli eredi. Un primo passo è stato già compiuto con l’accordo stretto tra Ivass e Agenzia delle Entrate, che permette alle imprese assicurative di consultare l’Anagrafe Tributaria per controllare tramite codice fiscale i decessi degli assicurati e, in caso, rintracciare i beneficiari (sempre che ne abbiano i contatti) e quindi pagare le somme assicurate. I primi risultati di questa iniziativa sono stati positivi: la prima rilevazione, effettuata incrociando 6,9 milioni di codici fiscali, ha permesso di risvegliare 153mila polizze dormienti. In Francia una pratica simile ha consentito nel lungo periodo di portare alla luce 5 miliardi di somme dormienti.

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