Dopo un mese di luglio che ha visto annullare gli effetti negativi post referendum sulle borse dei principali listini azionari mondiali, ci apprestiamo a vedere chiudersi un agosto ’16 all’insegna della “tranquillità” (a differenza del 2015 e con le dovute eccezioni quali ad esempio le turbolenze sul settore finanziario, specialmente italiano): mercati azionari USA che toccano nuovi massimi storici, volatilità ai minimi, volumi di scambio al di sotto della media come di consueto per questo mese estivo.
La domanda che ci poniamo a questo punto è la seguente: sarà così anche a settembre? Superfluo dire che la domanda non ha risposta certa. In ogni caso in questa estate “tranquilla” vogliamo dedicarci a compiere un esercizio di riflessione per poter eventualmente almeno delineare delle strategie di azione in un contesto che, come abbiamo visto nei mesi scorsi, richiede comunque cautela e attenzione particolare al timing nelle scelte di asset allocation.

Statisticamente negli ultimi 15 anni il mese di settembre è risultato un mese negativo in quasi il 50% dei casi per le principali borse mondiali. Nella tabella sottostante sono riportate le performance degli anni negativi del mese in questione per i principali indici.

Tabella 1 - agosto 2016

 

Riteniamo la statistica una materia interessante e certamente uno strumento utile ma non sufficiente. Perciò di seguito alcune premesse sui dati esposti.
Ognuno degli anni sopra riportati è stato caratterizzato per degli eventi che hanno influenzato in modo determinante l’andamento delle borse:

  • dal 2000 al 2003 lo scoppio della bolla internet (con l’attacco alle torri gemelle del settembre 2001);
  • settembre 2008 il fallimento di Lehman Brothers;
  • settembre 2011 l’inizio della crisi sul debito italiano e perdita di credibilità del progetto europeo (con conseguente preoccupazione per le eventuali ripercussioni sull’economia mondiale);
  • settembre 2015 le preoccupazioni sul rallentamento dell’economia cinese.

Settembre 2016 non dovrebbe, da questo punto di vista, presentare sorprese: la Brexit per il momento è stata digerita dai mercati, gli stress test sul sistema bancario europeo pubblicati e, al momento, nonostante le anomale azioni di politica monetaria che hanno determinato un contesto di riferimento del mercato obbligazionario globale senza precedenti, non si ha percezione di “bolle” all’orizzonte.

Siamo perciò dell’opinione che l’andamento dei mercati nel prossimo futuro (nello specifico a iniziare da fine agosto e settembre) sarà condizionato soprattutto da alcuni appuntamenti importanti quali:

  • il simposio annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole; grandi attese per le indicazioni che darà il governatore della FED relative alla normalizzazione della politica monetaria americana. il consensus degli analisti è per un atteggiamento accomodante (un rialzo dei tassi entro dicembre se le condizioni economiche lo permetteranno). Siamo dell’opinione che al momento la FED manterrà un atteggiamento cauto;
  • l’8 settembre si riunirà la BCE. I mercati puntano su una proroga del Quantitative Easing e il continuo schiacciamento della curva dei tassi ne è la prova (il rendimento del BTP decennale è sceso ulteriormente arrivando a 1,1%). Siamo dell’opinione che lo status quo delle politiche monetarie in europa conviene a tutti (per ora);
  • Alcuni dati macroeconomici americani tra fine agosto (il 25 agosto gli ordini dei beni durevoli, il il 30 l’indice di fiducia dei consumatori) e inizio settembre (l’indice ISM del settore manifatturiero il primo, il tasso di disoccupazione il 2, la pubblicazione del “Beige Book” il 7 settembre sullo stato dell’economia americana le cui indicazioni saranno il punto di riferimento per la riunione della FED del 21 settembre) saranno determinanti per consolidare le aspettative di un ciclo economico ancora espansivo, fondamentale per continuare a supportare, seppure tra alti e bassi, multipli di mercato che ad oggi si trovano già al di sopra della media storica (soprattutto sul mercato americano).

Per quanto detto riteniamo che il mese di settembre potrebbe risultare un mese nel complesso positivo anche se, come detto, già gli attuali livelli raggiunti (soprattutto USA) in realtà scontano un quadro di riferimento senza sorprese (politiche monetarie accomodanti e ciclo economico espansivo). Perciò non escludiamo la possibilità di assistere anche a prese di profitto momentanee che, come abbiamo già più volte testato nel corso di quest’anno, rappresenterebbero delle finestre di opportunità per rivisitare l’asset allocation dei portafogli.

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